Talk Show: ATLANTI – Alea Jacta Est
Venerì: ore 06:00-08:00
Conduce: Claudio Talanti
ospite fisso: Emanuele Mastrangelo
anteprima il giovedì ore 18:00
ATLANTI (Alea Jacta Est) talk show
La scrissi tanto tempo fa:
“Ciao, sono io. Non so se ti ricorderai ancora di me quando leggerai questa lettera. Non so se sarai felice o triste, in salute o in malattia, non so nemmeno se starai invecchiando bene o sarai peggiorato dall’ultima volta che siamo stati insieme. Potrebbe anche darsi che tu sia già morto e questa lettera la stia leggendo qualcun altro. È tutto incerto quel che ti accadrà: ma è certo tutto quel che ti è accaduto. Vorrei solo che tu ti ricordassi quando potevi ancora ammirare un tramonto, senza guardarti intorno. Vorrei che ti ricordassi quando nutrivi ancora speranze per l’umanità. Vorrei che ti ricordassi quand’eri ignaro di quanto tutto sia un immenso cesso, nella cui stantia acqua galleggia solamente lo scarto dell’umanità, poiché la materia prima si sta esaurendo velocemente. Vorrei che ricordassi i volti di chi ti ha davvero voluto bene e che ha dato tutto di sé, senza chiedere mai nulla. Vorrei che ti ricordassi quando ancora ti fidavi degli altri. Vorrei che ti ricordassi quando potevi guardarti allo specchio senza vedere gli orrori che hai vissuto. Vorrei che ti ricordassi quando potevi dormire e sognare, senza alzarti di scatto nella notte, gridando, per scacciare mostri e fantasmi. Vorrei che ti ricordassi quand’ancora potevi immaginare un futuro. Vorrei solo che ti ricordassi dei suoni e dei colori della vita che ti fanno sorridere e non invece digrignare i denti. Vorrei che potessi amare ed essere amato e non chiuso in un fortino, con le armi puntate contro qualunque cosa si muova. Vorrei che ti ricordassi di me… già, proprio di me. Perché io sono esistito. Io c’ero, anche se tu non lo vuoi ammettere e non lo farai mai. Tante cose vorrei per te, perché ti ho voluto bene sul serio, anche se tu sicuramente un po’ meno. Sei stato capace d’immensi gesti, ma i più piccoli e quasi invisibili sono stati i più grandi. Sei stato capace di geniali pensieri, ma quelli inespressi sono stati i più profondi. Sei stato capace di conoscere molte cose, ma quelle che non hai capito sono quelle che ti hanno spinto ad andare avanti. Sei stato capace di voler bene davvero, ma le piccole cure quotidiane, per cui sei stato quasi anonimo, ti hanno fatto guadagnare una preghiera potente. Sei stato capace di concepire Dio, ma è stato quando non ci credevi più, che lo hai sentito dentro di te. Sei stato molte cose. Hai vissuto cento vite, con tanti mestieri e in tante nazioni. Hai visto cento cieli, dalle fredde valli del nord alle distese del deserto. Hai sentito cento lingue, da oriente a occidente. Hai calpestato cento prati, a piedi nudi o con gli scarponi. Hai respirato cento brezze, fatte di profumi o di fumi velenosi. Hai fatto cento cose e tutto non ti è stato mai abbastanza. Poi hai iniziato a perderti. Sì, ti sei perduto in una cosa fondamentale: tu quelle vite, quei cieli, quelle lingue, quei prati, quelle brezze e tutto quello che hai vissuto, non te lo sei gustato per davvero. Eri troppo impegnato a correre, così forte che nessuno ti ha più seguito. Perciò ho cominciato a capire che tu, in realtà, stavi fuggendo. Fuggivi via da me. Sì, perché sei diventato una valigia piena, che non conteneva più nessuna menzogna e, quella valigia, non si chiudeva più e non importava quanta forza ci mettessi per serrarla. Alla fine, sei scappato a mani nude e so che presto ti prenderai un’altra valigia, che riempirai di verità certo, ma anche di tanta vendetta. Temo ti dimenticherai di me molto presto. Per questo ti sto scrivendo, sperando che, almeno prima di farti ammazzare, tu possa leggermi un’ultima volta. Perché infatti c’è una cosa che vorrei dirti, che ti sia da testamento: anche se all’ultimo momento, anche se tutto quel che avrai fatto sarà stato orribile, anche se tutto quanto avrai visto e vissuto non andrebbe ricordato per non perdere la sanità di mente, anche se l’istinto ti dirà il contrario, cerca di trovare una luce di vita in qualcosa. Cercala in un sorriso, in un raggio di sole attraverso le finestre chiuse d’inverno, in una brezza serale d’estate, nel suono d’una campanella, in un profumo, di modo che, voltandoti indietro, prima di subire lo scacco matto, tu possa dire che, nonostante tutto, qualcosa per cui valeva la pena vivere è davvero esistita… per morire, dopo, c’è sempre tempo. Addio. Te stesso”
E tu ti ci rivedi? (tratto da BluPILL di Claudio Talanti)